sabato, Luglio 12, 2025

Il Rapporto invalsi 2023: i problemi sono strutturali, ma le soluzioni no

Il Ministro dellโ€™Istruzione e del Merito ha presentato i risultati dellโ€™indagine INVALSI dando ampio spazio a quello che appare il problema principale del sistema dโ€™istruzione, ovvero il divario Nord/Sud nei risultati di apprendimento. La natura di questo divario e lโ€™esistenza di altre criticitร  che pure emergono da questo resoconto sono passate in secondo piano o non sono state nominate.

Alcune considerazioni.

Una premessa, lโ€™INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dโ€™Istruzione) ha origine con la riforma Berlinguer del 1999 che si colloca nellโ€™ambito delle riforme del sistema pubblico di stampo neoliberista definite โ€œNew Public Managementโ€, il cui obiettivo era quello di adeguare la gestione degli Enti Pubblici al modello della gestione aziendale e agli equilibri di mercato. Per fare questo, si รจ ritenuto necessario legare il lavoro degli uffici a degli indicatori di performance e affidare ai dirigenti il raggiungimento di obiettivi valutabili su questa base. Lโ€™INVALSI non a caso fa il paio con lโ€™autonomia delle scuole e con lโ€™istituzione del Dirigente Scolastico. Quindi, lungi dallโ€™essere il termometro del sistema scolastico come spesso viene presentato, risponde ad una volontร  di governo neoliberista che va decostruita.

Innanzitutto, i dati prodotti dallโ€™INVALSI non possono avere la validitร  peculiare delle indagini censuarie, anche se le prove sono svolte da tutta la popolazione scolastica. Infatti, i dati rilevati dai censimenti sono scarsamente legati alle performance degli intervistati, a differenza di un test che puรฒ risentire delle variabili legate alla situazione e al momento in cui sono stati raccolti. Lโ€™ambizione dellโ€™INVALSI, invece, sarebbe quella di censire gli apprendimenti dei singoli fornendo a Universitร  e imprese il curriculum della vita scolastica di ogni singolo studente italiano (vedi la proposta delBadgeINVALSI; 121).

Questa posizione, che sembra prefigurare la pretesa di sostituirsi agli insegnanti, ovviamente non considera gli aspetti formativi della valutazione e produce un dispositivo di controllo dagli evidenti caratteri distopici. Dโ€™altra parte, รจ del tutto coerente con lโ€™ideologia neoliberista che non riconosce le disuguaglianze strutturali della societร  riversandole sui singoli individui in una pretesa di implementazione continua di sรฉ (il capitale umano), oppure le attribuisce alle singole istituzioni scolastiche secondo la logica delbenchmarkingaziendale e dei piani di aggiustamento per migliorare le performance.

Cโ€™รจ anche un problema di trasparenza di questi test dato che gli ultimi pubblicati risalgono al 2018. In ogni caso, da quanto si puรฒ reperire in rete รจ evidente che la presunta neutralitร  scientifica corrisponde ad una selezione culturale che inevitabilmente ha una funzione di rispecchiamento per le classi sociali piรน elevate che tendenzialmente frequentano i licei, mentre risulta estranea alle altre classi sociali. Le domande di grammatica o il test di matematica, lungi dallโ€™essere delle competenze astratte e generalizzate, presuppongono dei curricula scolastici che appartengono ad alcuni istituti e non ad altri, come รจ evidente nel caso dei risultati della prova di matematica per i licei scientifici (INVALSI; 66). Lo stesso vale per le scelte lessicali: un test di comprensione basato sui protocolli di una macchina a controllo numerico metterebbe in difficoltร  il miglior liceale, ma forse troverebbe piรน corrispondenza tra gli studenti dei tecnici e professionali.

Dato che questa neutralitร  non esiste, forse, un sistema scolastico che si ponga lโ€™obiettivo di contribuire alla realizzazione dei compiti costituzionali affidati allโ€™istruzione, avrebbe bisogno di informazioni piรน partigiane sugli effetti della scuola sulle nuove generazioni. Per esempio, porsi il problema di capire quanto diffusa sia la consapevolezza dei diritti, in particolare di quelli del lavoro (che continua ad essere iper-sfruttato), oppure la consapevolezza sullโ€™entitร  e le ragioni della crisi ecologica, o la capacitร  di riconoscere gli stereotipi della violenza di genere o del razzismo. Elementi che permettano di orientare il lavoro degli insegnanti senza indurli alla logica delle performance.

Una lettura critica

Pur mantenendo ferme le critiche esposte e considerando lโ€™attuale INVALSI un ente non riformabile, vorrei provare una lettura di questo rapporto che prenda in considerazione alcune evidenze che riguardano gli aspetti piรน generali della scuola e della societร  italiana. Questioni che di fatto giร  conoscevamo e che la megamacchina dei test fa apparire, seppure nella chiave neoliberista di cui sopra. Da questo punto di vista, potremmo dire che il sistema scolastico italiano si presenta ancora nella sua funzione fondamentale di riproduzione sociale, ovvero il processo attraverso il quale nelle nuove generazioni la struttura dei rapporti di forza tra le classi viene accettata come qualcosa di cui sono responsabili solo i singoli, per i loro meriti e demeriti (Bourdieu,La riproduzione sociale).

La prima considerazione da fare รจ che per i test relativi alle scuole primarie gli estensori stessi sottolineano lโ€™omogeneitร  di risultati nel test di italiano e evidenziano una certa eterogeneitร  in quelli di matematica (INVALSI; 12, 20). Infatti, si possono notare alcune regioni che si differenziano in negativo tra cui Valle dโ€™Aosta, Sicilia, Calabria e la provincia di Bolzano (INVALSI; 13, 17 e 20), e in positivo, per esempio quelle del Sud per i risultati in matematica di quinta elementare (INVALSI; 25). Le difficoltร  di regioni come Sicilia e Calabria sono giร  evidenti, ma la divaricazione strutturale del sistema compare in modo chiaro solo con i risultati di terza media (INVALSI; 38 e 43). Qui possiamo vedere le polarizzazioni in base al territorio (Nord/Sud), al benessere economico, alla nazionalitร  e al genere. Le ragazze, infatti, hanno risultati migliori nei test di italiano e i ragazzi in quelli di matematica.

Seconda considerazione, la classe sociale di appartenenza pesa molto fin dalle elementari (INVALSI; 20) e prosegue influenzando i risultati positivi lungo tutto il percorso scolastico. In terza media, chi appartiene ad una fascia sociale elevata ha il doppio di possibilitร  di ottenere risultati eccellenti rispetto a chi dichiara una fascia bassa e 6 volte in piรน rispetto a chi non ha dichiarato il livello economico e che si ritiene, quindi, appartenere ad un livello basso (INVALSI; 119). La stessa cosa vale anche per la quinta superiore (INVALSI; 120). La situazione si ribalta rispetto ai risultati piรน bassi, cioรจ quelli che INVALSI definisce di dispersione implicita e che corrispondono al raggiungimento dei livelli 1 e 2. Chi si attesta su questi livelli ha il doppio di probabilitร  di appartenere a una fascia sociale bassa rispetto ad una alta e 5 volte per quanto riguarda chi non ha dichiarato il dato.

Altra evidenza รจ lo stato di abbandono degli alunni e alunne migranti i cui risultati nelle prove di italiano e matematica in terza media sono significativamente al di sotto delle aspettative (INVALSI; 38 e 43), ma potenzialmente potrebbero raggiungere risultati migliori se aiutati, dato che nelle prove di inglese hanno risultati buoni (INVALSI; 50). Non va sottovalutato, infatti, che anche per svolgere i compiti di matematica รจ necessaria unโ€™adeguata comprensione della lingua in cui sono presentati.

Un altro aspetto molto evidente รจ la divaricazione dei risultati alle scuole superiori tra gli indirizzi di studi. In parte, come giร  detto, lโ€™effetto รจ intrinseco agli stessi test, dโ€™altra parte la differenza รจ cosรฌ evidente da porre comunque un problema riguardo ai livelli minimi accettabili per un sistema di istruzione. Per esempio, in seconda superiore, solo il 28% degli studenti dei professionali raggiunge almeno il livello della sufficienza (INVALSI; 62). La polarizzazione diventa ancora piรน evidente se si confrontano i dati degli studenti che frequentano i licei del Nord con quelli dei professionali del Sud e Isole, rispettivamente il 92% e il 16% (INVALSI; 60 e 62).

A rinforzare il quadro cโ€™รจ il problema dellโ€™abbandono scolastico che รจ collegato ai bassi livelli raggiunti nelle prove degli anni precedenti. Si tratta del 10,4% degli alunni (57.419 ragazze/i) che hanno sostenuto lโ€™esame di terza media nel 2018 (a cui si aggiunge un 4,9% che รจ passato al sistema regionale della Formazione professionale). Nellโ€™intenzione degli estensori il dato evidenzia il carattere predittivo delle prove INVALSI (INVALSI; 128). Quello che, perรฒ, non รจ ricordato qui รจ la correlazione tra bassi risultati e difficoltร  economiche della famiglia, che forse spiega meglio anche le cause dellโ€™abbandono.

Infine, possiamo concordare con lโ€™INVALSI nel dire che la didattica a distanza ha lasciato il segno, dato che tutti i risultati di italiano e matematica di tutti i gradi scolastici mostrano dei punteggi in calo negli ultimi due anni. Ciรฒ la dice lunga sui rischi di quella che oggi viene propagandata come scuola 4.0.

Proposte.

La descrizione del sistema scolastico cosรฌ tratteggiata presenta un paese profondamente stratificato, in cui le disuguaglianze sembrano riproporre una societร  ottocentesca. Se ciรฒ puรฒ apparire eccessivo, dipende forse dalla scomparsa dei temi della povertร  dal dibattito pubblico italiano.

Come spiega Chiara Saraceno, lโ€™attuale regime di povertร  italiano, dovuto al particolare intreccio tra mercato del lavoro, politiche di welfare e famiglia, fa ricadere la maggiore probabilitร  di povertร  sui giovani, sulle famiglie con piรน figli (in particolare al Sud) e, quindi, sui minorenni, lโ€™11% dei quali vive in condizione di povertร  assoluta (Saraceno; 197). Chi nasce nel Sud Italia ha il 300% di possibilitร  in piรน di sperimentare la povertร  e questa condizione viene trasmessa ai figli. Secondo lโ€™autrice, le differenze tra regioni riguardo alla povertร  minorile โ€œsono piรน profonde delle differenze tra adulti e risalgono alla seconda metร  del XIX secoloโ€ (Saraceno; 139). Anche i migranti cominciano a rappresentare un numero significativo dei poveri italiani proprio a causa del loro processo di integrazione, nella misura in cui formano famiglie con piรน figli e lโ€™unico percettore di reddito svolge lavori poco qualificati (Saraceno; 41). La cosiddetta โ€œpovertร  educativaโ€ corrisponde, quindi, alla povertร  tout court e ciรฒ era evidenziato anche dai test OCSE-PISA del 2015 (Saraceno; 146).

Ben vengano, quindi, gli annunciati asili nido nel Sud Italia. Ma, anche ammesso che vengano costruiti in numero sufficiente, ciรฒ non basterร  se non si consente alle famiglie con redditi bassi di accedervi gratuitamente (attualmente infatti sono utilizzati per lo piรน dalle famiglie di classe media). Inoltre, per liberare i minori dalla povertร  sarebbe necessario ripristinare un Reddito di cittadinanza adeguato e universale e dei sostegni strutturali alle famiglie con figli. Mentre il dibattito italiano su questi aspetti si รจ avvitato sul distinguere tra poveri meritevoli e non meritevoli e quindi sul tipo di ricatto a cui sottoporli per dividere i primi dai secondi.

Venendo agli aspetti strettamente scolastici, non si puรฒ non ricordare lโ€™effetto delle riforme degli ultimi anni nel determinare la situazione attuale. Il tempo pieno della scuola elementare di cui timidamente si riparla oggi, รจ stato oggetto di tagli feroci nellโ€™epoca Moratti-Fioroni-Gelmini.

Lโ€™introduzione dellโ€™insegnante di italiano L2 per gli studenti Neo Arrivati in Italia รจ stata rapidamente abortita dallo stesso governo Renzi che lโ€™aveva proposta. La riforma dei professionali che avrebbe dovuto rinnovare profondamente lโ€™insegnamento secondo le ultime innovazioni della didattica per competenze si รจ tradotta in un impoverimento educativo determinato dal taglio generalizzato delle ore di scuola e da una burocratizzazione spinta dei percorsi didattici. Tutto a vantaggio dei padroni che richiedono una forza-lavoro flessibile e poco formata.

Per rispondere a questa situazione, il Ministro โ€œdel Meritoโ€ e il presidente dellโ€™INVALSI propongono โ€œlโ€™Agenda Sudโ€. Un piano di investimenti di 2,5 mld che durerร  solo due anni e prevede lโ€™individuazione di 240 scuole del Sud Italia (nel frattempo diventate 150), scelte sulla base dei risultati deludenti ai test INVALSI. Lโ€™obiettivo sarebbe quello di combattere la dispersione scolastica, ma i fondi dedicati a questa voce (255 mln) sono tre volte meno di quelli pensati per il digitale (693 mln). In questi due anni, le scuole saranno investite da un processo di riorganizzazione che prevede come risorse aggiuntive: โ€œbenโ€ 4 insegnanti in piรน a scuola (ma solo di italiano, matematica o inglese). Promesse di aperture pomeridiane, ma con progetti estemporanei pagati con risorse aggiuntive (niente a che vedere, quindi, con il modello della scuola a tempo pieno). E poi, tanta formazione insegnanti targata INVALSI per far migliorare gli studenti nei test. Quando quei punteggi saliranno, Ministero e INVALSI potranno dire di avere risolto il problema.

Matteo Vescovi  Esecutivo Nazionale Scuola

Bibliografia

Bourdieu P. โ€œLa riproduzione socialeโ€ 1974

Cesp – Centro Studi Scuola Pubblica, โ€œI test INVALSI: contributi ad una lettura critica โ€ 2013

DelRey A., โ€œLa tirannia della valutazioneโ€ Eleutheria 2018

INVALSI rapporto 2023 https://invalsi-areaprove.cineca.it/docs/2023/Rilevazioni_Nazionali/Rapporto/Rapporto%20Prove%20INVALSI%202023.pdf

Saraceno C., La povertร  in Italia, Il Mulino 2022

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