domenica, Luglio 13, 2025

Carcere – Una Tragedia senza catarsi

Nelle carceri italiane si va lentamente e drammaticamente consumando lโ€™ennesima estate contrassegnata dalla cronaca di un supplizio che continua a essere โ€œgiocatoโ€ sui corpi dei detenuti e delle detenute, facendo riemergere dallโ€™ombra delle celle la realtร  dell’ esecuzione della pena, dalla quale ci si vorrebbe tenere distanti, ma che si ripropone nella sua gravitร , nonostante si tenti di derubricare il problema a questione contingente, demandando sempre a qualcosa dโ€™altro la sua soluzione (a una nuova legge, allโ€™edilizia carceraria, al reperimento di spazi ulteriori e piรน idonei alla detenzione, allโ€™aumento del personale e delle risorse che, perรฒ, non arrivano mai e sono sempre insufficienti).

Il sovraffollamento, i suicidi (47 dallโ€™inizio dellโ€™anno), la questione psichiatrica interna ai penitenziari, ripropongono ancora una volta la realtร  della sofferenza fisica e del dolore quali elementi costitutivi della pena, che vanno urgentemente affrontati, non demandati ad un improbabile cambio di passo di un incerto domani politico.
Sovraffollamento e caldo in carcere significano, infatti, cose ben precise: vivere in promiscuitร , in celle senza aria e a volte senza acqua, tra sporcizia e violenza, in condizioni degradanti di vita, in spazi angusti, luridi e roventi, in situazioni a rischio di rivolta, circostanze che non riguardano solo alcuni penitenziari, ma la generalitร  degli istituti di pena, sotto accusa per la vetustร , le cattive condizioni di detenzione e la mancanza di spazi. Ma per risolvere il problema non serve fare ricorso ad altri luoghi di detenzione, pensare ad inserire altre persone in altre carceri, basterebbe, semplicemente, attuare le Misure alternative previste dallโ€™Ordinamento penitenziario, in direzione della finalitร  risocializzante della pena, attivando i servizi sociali e aumentando le attivitร  trattamentali per chi รจ in carcere (sottraendo lโ€™attuazione di queste ultime alle singole discrezionalitร ).

I dati del Ministero della Giustizia ci dicono che al 31 luglio, nei 189 istituti di pena italiani, i detenuti risultavano essere diecimila in piรน rispetto alla capienza regolamentare, ovvero 57.749, di cui 2.510 donne e 18.044 stranieri. A partire da questi dati il Garante nazionale delle persone private della libertร  personale, Mauro Palma, ha recentemente affermato che nelle patrie galere sono circa 9.000 i detenuti per i quali si dovrebbero attivare le previste Misure alternative (1.582 persone per condanne sotto lโ€™anno, 2.855 detenuti/e che scontano pene tra uno e due anni e 4.511 che hanno pene tra due e tre anni), dando seguito a quanto stabilito dallโ€™Ordinamento penitenziario (Legge 26 luglio 1975, n. 354) nel quale si individuano tre tipi di misure alternative: lโ€™affidamento in prova al servizio sociale; la semilibertร ; la detenzione domiciliare. Peraltro con la legge 94 del 9 agosto 2013 sono stati giร  rimossi alcuni ostacoli nellโ€™accesso alla detenzione domiciliare e alla semi-libertร  per i recidivi e, con la messa alla prova, cโ€™รจ la possibilitร  di richiedere la sospensione del procedimento penale per reati punibili con un massimo di 4 anni di reclusione, facendo svolgere al detenuto un programma di trattamento sotto la supervisione dellโ€™Ufficio per lโ€™Esecuzione Penale Esterna che prevede lโ€™esecuzione del lavoro di pubblica utilitร , il risarcimento del danno e la riparazione, oltre che una serie di obblighi relativamente al luogo in cui si รจ accolti, alla libertร  di movimento, al divieto di frequentare alcuni luoghi.

La domanda che sorge spontanea a questo punto รจ perchรฉ non si riesca mai a chiarire chi ha la responsabilitร  dellโ€™attuazione delle norme (previste ma continuamente disattese), quali sono i motivi che impediscono la loro applicazione, perchรฉ si deve assistere, impotenti, alla tragedia dei suicidi che si susseguono ogni anno senza che nessuno risponda di quanto accaduto, senza che queste morti insegnino qualcosa a qualcuno. Eโ€™ doveroso a questo proposito ricordare, per tutti coloro che si sono tolti la vita dallโ€™inizio di questโ€™anno, almeno i nomi degli ultimi tre detenuti che hanno deciso di porre termine alla propria insopportabile situazione detentiva, due donne, Susan e Azzurra a Torino – che hanno tragicamente riportato lโ€™attenzione sulla condizione della detenzione al femminile- e un uomo, Andrea, a Rossano, in Calabria, del quale sappiamo solo che รจ la quarantasettesima vittima dallโ€™inizio dellโ€™anno (lโ€™ultimo in ordine di tempo), e poco di piรน.

Riteniamo per questo urgente riprendere la proposta emersa nelle tre giornate seminariali che il CESPRete delle scuole ristrette ha svolto nellโ€™ambito del Festival dei due Mondi di Spoleto dal 6 allโ€™8 luglio scorsi โ€œcostituire Reti di scopo territoriali/interistituzionali per calibrare e strutturare lโ€™offerta trattamentale, per entrare nel merito dellโ€™attuazione delle Misure alternative alla detenzione, anche nella prospettiva di riduzione del rischio dei suicidi in carcere, per far uscire le progettualitร  dallโ€™eterna rappresentazione di โ€˜buone prassiโ€™ che non riescono, perรฒ, a fare sistemaโ€.


Anna Grazia Stammati
(Presidente CESP)
Roma, 16 agosto 2023

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