giovedì, Settembre 4, 2025

AUTONOMIA DIFFERENZIATA . I RISCHI PER LA SCUOLA PUBBLICA

Lo scontro più bruciante, la lotta più urgente da intraprendere, quella che ci dirà se l ‘Italia è ancora un paese democratico, unito e solidale, è quella contro l’Autonomia differenziata.

Nonostante la bocciatura della Corte Costituzionale (sentenza 192/24), l ‘ Autonomia differenziata avanza in modo strisciante e pernicioso. La Consulta ha sì demolito la Legge Calderoli (86/24) ma i pasdaran dell’ Autonomia , Calderoli, Fontana, Zaia, provano ad aggirare la sentenza dell’Alta Corte con manovre ignobili e disgustose.

A tal proposito, è utile chiarire ,anzitutto, qual è la portata degli effetti “demolitori” della Corte Costituzionale. Il progetto di trasferire blocchi di materie non è più realizzabile. Le Regioni possono al più chiedere , di volta in volta, singole “funzioni”. Non è un problema di quantità dei trasferimenti, ma piuttosto di qualità.

Ciò che viene meno è la visione che interpreta l’ Autonomia differenziata come una “ripartizione di poteri”, ovvero come richieste da parte delle Regioni più ricche(Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria)di appropriarsi di tutte le competenze possibili per poter gestire da sé  i servizi sociali, senza alcuna specifica considerazione dei principi di solidarietà ed uguaglianza imposti dalla nostra Costituzione per la salvaguardia dei diritti di tutti i cittadini sull’ intero territorio nazionale. Un modello di distribuzione delle singole competenze tra Stato ed enti territoriali  dunque, non definito in astratto  ,ma che deve ,invece, fondarsi su un giudizio di adeguatezza specifica, su un’esigenza concreta ,non affrontabile attraverso le ordinarie competenze,  e, soprattutto che l’ assegnazione di tali risorse alle Regioni non sovverta il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.

La sentenza pone fine alle Commissioni di esperti che individuano e definiscono autonomamente i criteri di trasferimento delle risorse e, cosa più importante, riassegna al Parlamento un ruolo di protagonista. La sentenza dell’ Alta Corte ribadisce che  sia il Parlamento il deus ex machina ,non potendosi limitare a fornire una delega generica per lasciare tutto il resto al Governo e alla contrattazione con le Regioni. Ora spetta alla Camere definire principi per ogni singolo trasferimento. L’ aspetto positivo è che il Parlamento viene resuscitato dalla Consulta, uscendo da un ruolo marginale. Ora, in tema di Autonomia differenziata, deve riconquistare il suo ruolo centrale. In questo modo è stato demolito la procedura di approvazione delle intese che non lasciava alcun spazio autonomo al Parlamento, costretto a limitarsi ad approvare la contrattazione intervenuta tra le singole Regioni e il Governo centrale.

Nonostante tutto però ,i presidenti delle Regioni del nord, nella fattispecie Lombardia e Veneto, chiedono l’ attribuzione di competenze nelle materie classificate “non-Lep”. Proviamo ad immaginare lo scenario che si prospetterebbe qualora queste richieste venissero integralmente accolte dall’ Esecutivo in carica.

I presidenti Fontana e Zaia diverrebbero coprotagonisti, insieme al Ministro Tajani della stipula di eventuali accordi con Stati confinanti. Disporrebbero del potere di siglare intese con organismi internazionali o con Enti territoriali di altri Stati per la promozione delle imprese locali (territorializzazione  del reddito). Parteciperebbero, alla pari con il Governo Centrale, alla definizione delle direttive europee e al loro recepimento nella normativa nazionale. Siederebbero insieme ai rappresentanti degli altri Stati membri, ai tavoli europei in cui si definiscono le politiche di coesione le procedure di infrazione e le discipline sugli aiuti di Stato. In materia di governo del territorio , Fontana e Zaia assumerebbero un ruolo di vertice nelle funzioni di protezione civile. Disporrebbero del potere di emettere ordinanze in deroga alle leggi statali nel caso si verifichino calamità di portata regionale, determinerebbero gli organici del personale regionale addetto alla protezione civile ,in deroga a vincoli e ai tetti di spesa posti dalla normativa statale.

I presidenti delle Regioni potrebbero addirittura derogare alle direttive del Presidente del Consiglio e, in caso di calamità di rilievo nazionale (come lo è stato il Covid), assumerebbero il ruolo di Commissari delegati all’ emergenza. Acquisirebbero pieni poteri di manovra sull’ IRAP, sull’ addizionale IRPEF, sulle tasse automobilistiche, sull’ECOTASSA sui rifiuti solidi. Insomma ci troveremmo di fronte a Regioni-Stato, una anacronistica riedizione delle antiche Polis greche. Una vera e propria distopia .

E la scuola? Quali effetti l’ Autonomia differenziata potrà avere sulla scuola? La scuola, unico luogo in cui i razzismi, gli squadrismi ,le xenofobie ,per ora ,non entrano perché dove c’è la storia non c’è posto per il fascismo. La scuola pubblica è il posto dove anche se non fai politica, la stai già facendo: i ragazzini vengono da famiglie diverse, da passati diversi, da condizioni diverse e da abilità diverse e la scuola pubblica li pone nei banchi assieme e li protegge. Dove c’è la comunità non ci sono fascismi, i fascismi crescono nelle separazione, sui nemici, sui confini.

La scuola regge ancora all’ inversione morale che permea la nostra società (carnefici eroi, vittime demoni) ed è per questo che è continuamente sotto attacco. L‘Autonomia differenziata costituzionalizzerà le diversità ,il divario educativo nord-sud. L’ Autonomia differenziata è il paradigma dei nostri tempi. Nella scuola verrà cancellato il Contratto nazionale ed avremo , appunto, contratti separati. Il valore del titolo di studio non sarà più uniforme su tutto il territorio nazionale ma varrà a seconda delle regioni di appartenenza. Il diritto allo studio sarà subordinato in base alle potenzialità economiche regionali. Avremo, pertanto, stipendi differenziati a parità di lavoro (gabbie salariali). Concorsi regionali, mobilità e trasferimento su base territoriale, ovvero regionali. Organici regionali dei docenti e del personale ATA. Valutazione regionale dei lavoratori della scuola. Programmazione scolastica di impronta regionale. PTOF subordinato alle esigenze produttive del territorio, con ulteriore mortificazione della libertà di insegnamento (già limitata da INVALSI e altre perversioni burocratiche). E’ paradossale immaginare 20 modelli formativi diversi e incompatibili (in Veneto è stato proposto lo studio del dialetto locale e in alcuni istituti l’ insegnamento bilingue della storia attraverso il CLIL). Finanziamenti alle scuole private deciso a livello locale (senza considerare che già per l’anno passato, i fondi destinati alle paritarie hanno toccato la cifra record di 750 milioni). In definitiva una recisa destrutturazione del pluralismo e dell’universalità della scuola della Costituzione, grazie anche alla riduzione del residuo fiscale (scarto positivo tra gettito fiscale ed entrate da restituire allo Stato). Non dimentichiamo che solo Lombardia, Veneto e Piemonte posseggono il 60% del residuo fiscale in Italia.

C’ è da aggiungere che l’Autonomia differenziata è in contrasto con lo stesso PNRR che aveva tra i suoi principali obiettivi  ,il superamento dei divari territoriali.

Che fare, quindi? Ad oggi, abbiamo un ultimo, seppur debole strumento di lotta che può esser utile in questa difficile battaglia. Presentare ai Consigli regionali, una Petizione popolare, affinchè non intraprendano alcun percorso diretto ad ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia legislativa” ai sensi dell’ art. 116 comma 3 del titolo V della Costituzione. Alcune Regioni (come l’Emilia Romagna ) hanno stralciato dai loro programmi politici, intese finalizzate a progetti di Autonomia ed altre ,sulla scorta di pressioni e soprattutto ,in virtù delle migliaia di firme raccolte (1.300.000 )per il Referendum abrogativo della Legge Calderoli, stanno attivandosi per non chiedere poteri amministrativi e legislativi allo Stato.

Questo è l’impegno che abbiamo assunto, come Cobas, all’ interno dei Comitati per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, e vogliamo scongiurare questo progetto secessionista che nella neolingua  orwelliana assume il ridicolo nome di “Riforma di semplificazione amministrativa”.

Noi siamo contro le “semplificazioni” ma a favore di un mondo complesso, ricco, dove il sincretismo e il determinismo culturale siano il suo tratto distintivo.

Massimo Montella

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