La X Giornata Nazionale del Mondo che non c’è: nell’inferno c’è ancora speranza.
Con il seminario del 3 luglio scorso, si è conclusa la X Giornata Nazionale del Mondo che non c’è, con la quale il CESP e la Rete delle scuole ristrette, nel decimo anniversario dell’istituzione della “Giornata nazionale del Mondo che non c’è”e della partecipazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto, hanno dato il via alle iniziative che si svolgeranno per un intero anno e saranno tese a diffondere ulteriormente quei laboratori formativi e interattivi, messi in campo dal CESP e dalla Rete, in collaborazione con vari esperti, finalizzati a rendere le attività trattamentali di recupero e risocializzazione, attive e concrete misure di accompagnamento dei detenuti verso (e oltre) il fine pena, nel rispetto della dignità delle persone detenute.
Le due giornate formative (il CESP è Ente di formazione e aggiornamento, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione) sono iniziate il 2 luglio, quando le porte del carcere, come riporta anche Pietro Cuccaro su «umbriatv.com», si sono aperte per accogliere i numerosi partecipanti allo spettacolo della Compagnia #SIneNOmine“Senza Titolo. Manifesto del carcere Futurista”, per la regia di Giorgio Flamini, con i detenuti attori, cantanti, danzatori, drammaturghi, scenografi, costumisti, svoltosi all’interno della Casa di reclusione di Maiano-Spoleto. Nello spettacolo (al quale hanno partecipato oltre 700 persone entrate nei due giorni di programmazione dall’esterno) ai tratti dello storico movimento ripreso nel titolo, se ne sono sovrapposti altri. Mentre tre celle si aprivano e si chiudevano, simbolicamente e incessantemente, nel flusso continuo di detenuti attori che ne uscivano e vi entravano, altri sedevano su enormi sedie nere, a rappresentare tribunali, forche e troni disciplinari. Così, agli echi propri di un Manifesto futurista, ispirato dall’assedio di Adrianopoli durante la guerra bulgaro-turca, se ne sono uniti altri, quelli di un nuovo Manifesto del carcere futurista, ispirato, invece, dall’assedio del Carcere durante la guerra quotidiana della popolazione detenuta per la sopravvivenza. Un manifesto fatto di cultura, nuove prospettive, utopie che proprio a partire dal luogo simbolo dell’imperante distopia,come sottolineato nel coinvolgente monologo finale, ha voluto delineare la strada verso un auspicabile futuro, sottolineando come il teatro sia “un patto tra chi è dentro e chi è fuori” e sia capace di trasformare la persona che abbraccia un tale percorso riabilitativo, grazie alla bellezza che“resiste anche dove tutto sembra spento”. Come non cogliere l’appello:“Contaminate la giustizia con l’arte perché laddove nasce una scena può finire una condanna”?
Il 3 luglio il programma è continuato con il seminario Cultura & Carcere “Dell’Inferno e delle Utopie nel mondo della liquidità”, coordinato da Anna Grazia Stammati, Presidente CESP: una giornata densa di riflessioni, approfondimenti e confronti sulla forma e sullo spazio che occupa oggi il carcere nella società e su quale è, o potrebbe essere, il suo futuro. Un incontro intenso e partecipato, svoltosi nella sede della Biblioteca comunale “Giosuè Carducci” di Spoleto. Partendo dalle analisi del sociologo Zygmunt Bauman, si sono posti a confronto due Modelli di Sorveglianza:quella di Bentham, così come ce l’ha consegnata Foucault, con il Panopticon, simbolo della modernità “solida” e del carcere come fabbrica di lavoro disciplinato, e quella americana, del carcere di sicurezza del Pelican Bay, così come l’analizza Bauman, quale modello post-panopticon, simbolo della Sorveglianza “liquida”e del carcere del nulla, futuro verso il quale rischiamo di proiettarci. Tutti i relatori presenti, dalla Direttrice della Casa di reclusione (Bernardina Di Mario),alla Rappresentante del Consiglio Nazionale Forense (Francesca Palma), dal Provveditore del PRAP Toscana-Umbria (Gloria Manzelli, presente su delega diretta del Capo Dipartimento, Stefano De Michele), al rappresentante della Regione (Tommaso Bori), dai Magistrati (Fabio Gianfilippi che ha portato il saluto della collega Magistrato Grazia Manganaro), alla Conferenza
Nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Penitenziari Universitari (Vincenza Pellegrino, Università di Pavia) e alla rappresentante AIB Umbria (Donatella Jank), dal Garante Nazionale delle persone private della libertà personale (avvocato Mario Serio del Collegio del Garante) agli avvocati (Francesco Damiano Pujia del Foro di Roma), hanno fornito un quadro preoccupante della situazione penitenziaria. Nonostante ciò,hanno richiamato l’importanza di continuare a dare forma e orientamento a uno sviluppo “culturale” in carcere e a procedere nella realizzazione di un’utopia necessaria.Il Presidente Emerito della Corte Costituzionale e già Ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, si è soffermato in particolare sulle preoccupanti condizioni del sistema, il carcere, ha sottolineato (e poi ribadito nell’intervista realizzata da Cuccaro per «umbriatv.com»), avrebbe potuto e dovuto migliorare in questi anni, mentre si è ulteriormente deteriorato e, cosa ancor più grave, al sovraffollamento si unisce il disinteresse per questa inumana situazione, disinteresse che in alcuni casi appare addirittura enfatizzato. Così, invece di studiare rimedi e possibilità che agiscano sul fenomeno come tale, riducendo l’eccesso di ingressi in carcere e aumentando le uscite-che sono, invece, sempre più limitate, mentre in carcere dovrebbero entrare solo coloro che sono pericolosi per l’eccesso di aggressività-, prevale l’inerzia e la situazione si aggrava di anno in anno. Non si deve parlare di pena, ma di pene, ha aggiunto il Presidente, e occorre capire e far capire che ciò che si punisce è il reato commesso, non la persona.
L’intera mattinata è stata attraversata dalla presenza attiva e dagli intensi interventi di ex detenuti, ora liberi, che continuano a interfacciarsi e colloquiare con il CESP e la Rete, dei quali si sentono parte: negli interventi hanno raccontato in prima persona, qual è la vera situazione nelle carceri, ma anche qual è la situazione che attende i detenuti quando rientrano sui propri territori di appartenenza, generalmente territori difficili, in cui degrado e disoccupazione non permettono un reale reinserimento, a meno di non essere stati adeguatamente supportati nel periodo di detenzione nell’acquisizione di competenze spendibili all’esterno e, una volta fuori, accompagnati nel reinserimento almeno nella prima fase di rientro. Accanto agli interventi degli “ex ospiti” delle carceri italiane, è stata letta un’articolata, intensa e forte lettera di due detenuti, indirizzata agli amici del Festival Dei Due Mondi di Spoleto “La cultura rendi sicuri, il carcere senza cultura è solo punizione”,nella quale è stata richiamata la necessità dell’applicazione del diritto all’accesso al patrimonio culturale della società, perché “In un Paese dove il dibattito sulla sicurezza si gioca spesso tra manganelli e telecamere, parlare di cultura in carcere, può sembrare un’eresia, eppure è tra le mura più dure dello Stato che la cultura dimostra tutta la sua forza rivoluzionaria, quella di trasformare, di restituire, di prevenire. La vera sicurezza penitenziaria, nasce dall’educazione, non dall’isolamento”.
I lavori della mattina si sono conclusi con la donazione da parte della Regione Umbria, rappresentata dalla D.ssa Olimpia Bartolucci,Responsabile degli Archivi e Biblioteche, di quattro kit bibliografici – uno per ciascuno degli istituti penitenziari umbri -, del progetto «Nati per Leggere» (in atto dal 1999). I meravigliosi albi donati possono sostenere la genitorialità e far sì che il momento dell’incontro con i propri figli o nipoti sia facilitato e arricchito dalla lettura condivisa, che influisce positivamente sul loro sviluppo intellettivo, linguistico, emotivo e relazionale, con effetti significativi per tutta la vita adulta.
Nel pomeriggio si sono svolte due tavole rotonde:una, coordinata da Luisa Marquardt (cattedra di Bibliografia e Biblioteconomia dell’Università Roma Tre) sulla costituzione di una rete tra le biblioteche nelle carceri umbre (il progetto è già in essere in vari istituti penitenziari del Piemonte, della Toscana e del Lazio), alla presenza della Responsabile degli Archivi e Biblioteche della Regione Umbria, dell’AIB – Osservatorio Lavoro (Patrizia Lùperi), della CNUPP (Teresa Consoli,Università di Catania), dei funzionari giuridico-pedagogici (Paolo Maddonni-CR Orvieto, Mattia Genovesi-CC Perugia, Sabrina Galanti- CR di Maiano-Spoleto), delle rappresentanti delle Biblioteche dei singoli territori su cui insistono i quattro istituti penitenziari (Donatella Jank, in sostituzione di Carla Cesarini-Perugia, Roberto Sasso-Orvieto, Gaia
Rossetti-Spoleto,Franca Nesta-Terni), di ex detenuti che lavorano come operatori di biblioteca; l’altra,coordinata da Giovanni Mercurio (ICS-ETS) su Misure Alternative, art.21 e semilibertà, quali misure deflattive, ma non solo, alla presenza dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterno di Perugia (Gianvittorio Pula), del Garante regionale del Piemonte(Bruno Mellano), di docenti universitari (Francesco Gambino – Università di Macerata), di detenuti in art 21 ed ex detenuti che hanno avuto accesso alle Misure alternative. Dai tavoli è emersa la volontà di intervenire negli istituti penitenziari, sia attraverso le progettualità che il CESP- Rete delle scuole ristrette hanno messo in campo in questi anni, sia attraverso l’unione strategica con le associazioni di volontariato, in particolare nella costruzione di reti regionali per le biblioteche in carcere, come supporto concreto per far acquisire ai ristretti quelle capacità che permettano loro di essere assunti nelle biblioteche degli istituti penitenziari e, una volta fuori, di trovare lavoro qualificato, come operatori della cultura, nelle biblioteche (pubbliche o private) o nei musei e nei luoghi d’arte, ma anche di sapersi orientare, grazie all’acquisizione di competenze trasversali, nel mondo del lavoro, e di conoscere le opportunità che possono essere utilizzate al fine di un reale reinserimento in quella società con la quale, una volta entrati in carcere, hanno reciso ogni rapporto e nella quale rientrano dopo anni di detenzione.
Al termine della giornata i partecipanti si sono lasciati con una serie di appuntamenti per il prossimo autunno, per approfondire quanto già definito nel seminario, esportando il Modello definito in Umbria per la realizzazione di una rete regionale per le biblioteche in carcere, anche in altre regioni (Piemonte e Campania le due principali regioni scelte per i prossimi interventi), ma anche per continuare la riflessione che si è aperta su come rendere operativa la norma già esistente sulle Misure Alternative, perché, come scritto in un articolo, nel n. 1/2025 di «Fuori classe. CarcerInrete. Rivista di varia umanità», se l’obiettivo è riabilitare persone che hanno violato le regole, appare paradossale che regole affermate nel gradimento disposto [normativo] a questo fine, siano violate.
Anna Grazia Stammati
(Presidente CESP)