giovedì, Maggio 22, 2025

REPORT SALONE DEL LIBRO 2025

Pienamente riuscita la partecipazione del CESP- Rete delle scuole ristrette al Salone Internazionale del Libro di Torino, con Adotta uno scrittore (in carcere) e il seminario  Cultura & Carcere. Biblioteche innovative: un modello che si diffonde. Prime esperienze a confronto

Anche quest’anno, il CESP-Rete delle scuole ristrette, ha partecipato al Salone del Libro di Torino con tre appuntamenti, due nella mattinata del 19 maggio, interni al progetto Adotta uno scrittore, che da 23 anni fa incontrare studenti e studentesse delle scuole primarie e secondarie, delle strutture detentive, delle università e degli ospedali, con le migliori autrici e i migliori autori contemporanei, il terzo nel pomeriggio dello stessa giornata con un seminario sull’esperienza delle Biblioteche innovative in carcere.

I primi due appuntamenti hanno visto gli scrittori presentare le esperienze avute in più istituti penitenziari (la Casa di reclusione di Saluzzo, la Casa di reclusione di Alessandria, la Casa circondariale di Ivrea, la Casa circondariale di Torino, l’Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti, la Casa Circondariale di Grosseto, la Casa circondariale di Secondigliano -sezione femminile, l’Istituto Penale Minorile di Potenza, la Casa Circondariale di Castrovillari (ma la Rete ha anche realizzato, nell’anno, un proprio Adotta, coinvolgendo la Casa di reclusione e la Casa Circondariale di Rebibbia, la Casa circondariale di Genova-Marassi, la Casa Circondariale di Pavia, la Casa di reclusione Ucciardone, la Casa circondariale di Montorio- Verona,  la Casa circondariale di Venezia-Casa di pena femminile Giudecca). Il CESP, nel suo intervento, ha sottolineato la necessità dell’ampliamento delle attività di istruzione e dei percorsi culturali in tutti gli istituti penitenziari e dell’importanza del progetto Adotta  uno scrittore (in carcere), proprio a partire dall’episodio della rivolta avvenuta qualche mese fa nell’Istituto minorile Ferrante Aporti, rimarcando la forte valenza simbolica del rogo appiccato dai giovani adulti utilizzando i libri della biblioteca. Tale necessità, si è fatto presente nell’intervento, è testimoniata dagli stessi dati del Ministero della Giustizia relativi ai titoli di studio dell’intera popolazione detenuta che tratteggiano un quadro di fortissima e generalizzata povertà educativa tra i detenuti (con il 4% di analfabeti o privi di titoli di studio, il 15% con la sola licenza di scuola primaria, il 57%, circa, con la sola licenza media, il 17% con il diploma di scuola superiore  e solo il 2% di laureati). Per poter rendere più significativo e strutturato l’intervento del progetto, il CESP e la Rete hanno sottolineato l’importanza di legare l’incontro degli scrittori in carcere allo spazio delle biblioteche degli istituti penitenziari, facendo svolgere lì gli incontri, per diffondere un modello relazionale che, come dimostra il progetto Biblioteche innovative in carcere, attiva processi trasformativi e sta ottenendo risultati positivi negli istituti penitenziari in cui si è riuscito a realizzarlo.

Proprio da questo punto ha preso l’avvio il terzo appuntamento della giornata, con il seminario “Cultura & Carcere. Biblioteche innovative: un modello che si diffonde. Prime esperienze a confronto”, per il quale il Salone ha  messo a disposizione del CESP e della Rete, la  Sala Book Lab del Lingotto Fiere, dove, alla presenza di circa 100 partecipanti (la metà dei quali iscrittisi direttamente tramite il Salone), si sono alternati docenti, dirigenti, bibliotecari, esperti, funzionari giuridico pedagogici, impegnati nell’attuazione del progetto Biblioteche in carcere.

In apertura del seminario, la presidente del CESP, Anna Grazia Stammati, ha richiamato l’attenzione sulla difficilissima situazione in cui versano le carceri, come dimostrano tragicamente i 100 suicidi del 2024 e i 30 suicidi dei primi mesi del 2025 (divenuti 31 proprio nella mattinata del 19 maggio, con il suicidio dell’ultimo detenuto proprio presso la Casa circondariale Lorusso-Cotugno di Torino) e ha letto il saluto della Dottoressa Sonia Specchia (Direttore dell’Ufficio II del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria per la programmazione finanziaria e il controllo di gestione, già Segretario Generale della Cassa delle Ammende) che, pur non avendo potuto presenziare, per impegni dovuti anche alla recentissima nomina del nuovo Capo Dipartimento, avvocato Stefano De Michele, ha voluto inviare un saluto ai partecipanti, nel quale ha sottolineato come “Il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale è procedimento complesso che richiede una risposta multidimensionale e non è possibile senza un cambiamento culturale intra ed extramurale. Così, partendo da un progetto illuminato ed innovativo posto in essere all’interno del carcere di Rebibbia, in partenariato con il CESP, la rete delle scuole ristrette e l’Università degli Studi Roma Tre, è stato posto un seme che ha prodotto diversi frutti, non solo all’interno della struttura ospitante, consentendo a numerosi detenuti di acquisire una professionalità, ma anche nel contesto detentivo nel suo complesso, con riverbero a livello nazionale attraverso l’emanazione di un Programma di interventi avente la cultura e la rete delle biblioteche penitenziarie e del territorio, al centro degli interventi trattamentali. Perché il trattamento penitenziario non può prescindere dallo sviluppo culturale.”

Subito dopo ha preso la parola, per il primo intervento, Alfio Gresta, ex studente “ristretto” della CR di Maiano-Spoleto,  e attore della Compagnia#SIneNOmine, appena ridivenuto libero, il quale ha raccontato la sua storia e l’importanza della scuola in carcere , perché, entrato con la sola licenza media, è riuscito a prendere il diploma di scuola superiore e ad iscriversi all’Università e un percorso teatrale che gli ha permesso di riacquistare una nuova e più complessa identità.

Si è poi data voce, nella sezione Prime esperienze a confronto”, agli interventi dei docenti, funzionari giuridico -pedagogici e volontari che hanno confermato la rilevanza del percorso Biblioteche innovative in carcere, in quanto attivatore di stimoli e di propositi, spazio attraverso il quale si può accedere alle informazioni, si possono acquisire competenze informative, anche in direzione del superamento di quel divario di conoscenze per l’utilizzo di sistemi informativi e informatici, che sempre più generano, tra i detenuti che ne sono privi, esclusione sociale e ulteriore povertà educativa. Naturalmente sono state evidenziate anche le differenze tra gli istituti nei quali si è realizzato o si sta realizzando il progetto, soprattutto in relazione all’accesso alle piattaforme online delle Biblioteche dei territori in cui sono ubicati gli istituti penitenziari, il che permette, o meno la possibilità di avere cataloghi librari informatizzati e consultabili (interventi di Valentina Busso, Chiara Sacchelli, Eleonora D’Amico, Alessandra Gaviano, Giuseppina Boi, Marcella Gori, Erica Meucci). Nella seconda sezione, Il punto di vista degli esperti,  hanno preso la parola gli esperti, che hanno proposto ai presenti una collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche, al fine di definire insieme gli ambiti di intervento per un prossimo convegno nazionale organizzato per ottobre dall’AIB in Sardegna, proprio sulle Biblioteche in carcere. Anche qui è stata sottolineata l’importanza della scuola in carcere che insieme alla cultura, è stato detto, ha una valenza “salvifica” nei confronti dei detenuti, nel senso laico del termine, perché offre loro una prospettiva di cambiamento e reinserimento e in tale direzione la Rete svolge un ruolo importante, permettendo ai docenti di condividere le proprie esperienze, sostenendone, così, il delicato e importante lavoro. Negli interventi è stato evidenziato anche come, a cinquant’anni dall’approvazione dell’Ordinamento Penitenziario, il dibattito sulla “rieducazione”dei detenuti sia ancora allo stesso punto, mentre l’unica soluzione proposta è semplicemente la costruzione di nuove carceri, puntando sulla presunta e aumentata pericolosità sociale, mentre occorrerebbe dare pari dignità ai detenuti, attraverso la cultura, offrendo loro un modello di intervento, come quello che emerge dal progetto Biblioteche in carcere che ha alla sua base, proprio il diritto di accesso e partecipazione dei detenuti alla vita culturale della comunità. E’ stato poi sottolineato come l’attività del CESP e della Rete si sia caratterizzata in questi anni per la tenacia e la perseveranza della sua azione, presentando un modello positivo di esecuzione penale, per ottenere il quale molto è stato fatto, ma molto resta da fare (interventi di Luisa Marquardt, Enzo Borio, Alessandra Tugnoli, Damiano Francesco Pujia, Bruno Mellano).

Nella terza sezione Il punto di vista della Rete. Appunti dal Pianeta carcere, sono state evidenziate le difficoltà che si incontrano nel rendere stabili i percorsi di istruzione in carcere, sottoposti continuamente a tagli, per la mancanza di una seria programmazione sugli organici da parte degli organi istituzionali dei territori, in quanto, al di là di quanto si professa, non si comprende, disconoscendolo, il valore dell’istruzione in carcere .  I docenti hanno poi dato voce a quanto viene fatto sui singoli territori, all’importanza della Rete, anche come confronto sugli improvvisi trasferimenti dei detenuti che , letteralmente, spariscono da un giorno all’altro, senza tenere in alcun conto il percorso scolastico, mettendo a rischio esami e scrutini. Sono state riportate anche le difficoltà di operare nei contesti carcerari, perché, nonostante la costante presenza dei docenti e gli indubbi successi maturati dai percorsi scolastici, si stanno verificando chiusure (in particolare nei confronti dei detenuti dell’Alta Sicurezza) che rimandano indietro il sistema penitenziario di decenni, provocando malessere, disagio e rabbia nella popolazione detenuta. Ci si è soffermati, anche sul valore dell’intervento dei volontari e, in particolare, dei risultati che il gruppo ICS sta ottenendo attraverso il progetto degli sportelli Multi servizi, e sul superamento della “cultura del silenzio” in direzione di una solidarietà sociale e di partecipazione, anche nella difficoltà di mettere insieme detenuti tanto diversi tra loro e dal livello culturale  variegato, ma, proprio per questo, dell’importanza che rivestono progetti che amalgamano, integrano e fanno superare paure e resistenze  (interventi di Stefano Bonomi, Giorgio Flamini, Giovanni Mercurio, Maria Falcone, Francesca Spalla, Patrizia Lazzari).

Al termine del seminario, i partecipanti hanno espresso soddisfazione per la giornata di confronto e si sono dati appuntamento a luglio al Festival dei Due Mondi di Spoleto, per continuare il confronto sui percorsi culturali messi in campo dalla Rete, fare il punto su quanto fatto nell’anno scolastico corrente e lanciare le linee di intervento per il prossimo anno scolastico.

Anna Grazia Stammati (Presidente CESP)

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