venerdì, Novembre 7, 2025

La Cgil rifiuta l’Appello all’unità con il suo sciopero del 12 dicembre: quindi, il sindacalismo di base conferma quello del 28 novembre

 Il nostro Appello per uno sciopero unitario non è stato ascoltato: purtroppo oggi la Cgil ha confermato la convocazione di uno sciopero il 12 dicembre, che di fatto si contrappone a quello da tempo convocato da vari sindacati di base per il 28 novembre, dividendo colpevolmente quello che il 3 ottobre aveva unito. Dopo i due milioni in piazza il 3 ottobre, in occasione dello sciopero nazionale più unitario di sempre, abbiamo fatto tutto il possibile per convincere la Cgil che contro la Finanziaria del governo Meloni bisognasse di nuovo “fare come il 3 ottobre”, proponendo una nuova data comune. L’unità d’azione del 3 ottobre tra sindacati di base e Cgil, mai accaduta in quaranta anni di vita dei COBAS e del sindacalismo di base, aveva costituito il moltiplicatore delle presenze in piazza, e ottenuto un’enorme ”eccedenza” di presenze, ben oltre il classico lavoro dipendente sindacalizzato. Doveva essere evidente a tutti/e che, per costruire lo sciopero generale contro la Finanziaria del governo Meloni – con al centro, oltre alla difesa del popolo palestinese, le tematiche del lavoro, dei servizi pubblici e sociali, del salario, del precariato, delle pensioni, della scuola, sanità ecc. – non si  dovesse retrocedere dall’unità del 3 ottobre. Abbiamo dunque lanciato un Appello a “fare come il 3 ottobre” che ha riscosso un larghissimo consenso, sia tra i lavoratori/trici sia nelle aree sociali mobilitatesi il 3, che richiedevano un nuovo sciopero unitario: e a tale Appello altri ne sono seguiti da parte di varie aree politiche, sindacali e sociali e anche tra tante RSU, militanti e iscritti/e della stessa Cgil.  Ma, purtroppo, la Cgil si è mostrata sorda agli Appelli, rifiutando di trovare insieme una data unitaria e per giunta scegliendone una, il 12 dicembre, fuori tempo massimo rispetto all’iter della Finanziaria e a un passo dalle feste di Natale. 

Oltretutto, la Cgil va a questo sciopero in perfetta solitudine, essendosi rotta di fatto, dopo oltre 70 anni, la “Triplice”, ossia la stretta alleanza con Cisl e Uil. Al punto che a molti commentatori appare inspiegabile la volontà di “fare da soli” e in particolare il rifiuto della “mano tesa” offerta da un sindacalismo di base che, pure, in questi decenni ha dovuto subire il peso schiacciante del monopolio sindacale imposto in Italia da Cgil, Cisl e Uil, dovendo superare una marea di ostacoli alla propria piena agibilità sindacale, assai spesso a cause di leggi e norme imposte dai sindacati “rappresentativi”. Ma la spiegazione è che la Cgil non ha mai digerito la nascita del sindacalismo di base, che riteneva fenomeno di breve durata, e non ha mai voluto accettare e riconoscere l’esistenza di qualcosa di consistente, “alla sua sinistra”: e la fuga odierna da un’unità, così ampiamente invocata, conferma quanto sia difficile invertire questa tendenza “storica”.  

A rimanere fortemente deluse saranno soprattutto le centinaia di migliaia di persone, e non solo attivisti/e, che in questi giorni hanno creduto alla possibilità di un nuovo sciopero generale unitario, quelle numerose aree sociali, movimenti, reti e associazioni, dove operano congiuntamente militanti Cgil e dei sindacati di base, che avrebbero partecipato con rinnovato entusiasmo a manifestazioni unitarie in un’unica giornata: entusiasmo che potrebbe “raffreddarsi” dovendosi dividere tra date e cortei separati. Comunque, pur pienamente consapevoli del netto passo indietro che la Cgil impone al grande movimento palesatosi nelle ultime settimane, ci auguriamo che almeno vengano premiate le spinte unitarie emerse dal sindacalismo di base e non raccolte dalla Cgil, garantendo il miglior successo allo sciopero e alle manifestazioni territoriali (che verranno comunicate nei prossimi giorni) del 28 novembre.

Piero Bernocchi portavoce Confederazione COBAS

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