venerdì, Settembre 5, 2025

COBAS SCUOLA: il tentativo del MIM di impedire il dibattito su Gaza

Il 3 settembre 2025 l’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio ha inviato ai Dirigenti scolastici una comunicazione contrassegnata dalla dicitura “RISERVATO”. Nella comunicazione si afferma: La rilevanza degli eventi geopolitici in corso è una tematica su cui si invitano le SS.LL. a garantire la massima serenità nell’organizzazione di occasioni di confronto e di dibattito nell’ambito delle occasioni didattiche.

Tanto premesso, è necessario sottolineare l’esigenza di assicurare le specificità dei luoghi e dei momenti della vita scolastica, quali le riunioni degli organi collegiali, che devono essere esclusivamente finalizzate alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione scolastica e sottratte a qualunque altra finalità.

Dietro un linguaggio apparentemente neutro e burocratico si intravede una precisa intenzione politica di ridurre al silenzio il personale scolastico, impedendo che il dibattito sugli eventi internazionali – e in particolare sul genocidio in corso a Gaza – trovi spazio nei luoghi deputati al confronto e alla partecipazione democratica. Già nello scorso anno scolastico, il personale di diverse scuole aveva approvato documenti di denuncia, organizzato assemblee, promosso iniziative di riflessione pubblica. Iniziative che davano voce all’indignazione civile di chi non accetta la logica della guerra e dello sterminio, rivendicando con forza lo slogan “Stop al genocidio” e chiedendo alla politica scelte concrete.

La nuova comunicazione del MIM appare dunque come una reazione difensiva, un tentativo di chiudere gli spazi di libertà che la scuola, pur tra mille difficoltà, ancora riesce a preservare. L’aspetto più significativo – e inquietante – è la modalità con cui il messaggio è stato trasmesso. Non una circolare pubblica che poteva essere discussa, ma una documento riservato, indirizzato esclusivamente ai Dirigenti scolastici. Perché? La risposta è evidente, il Ministero teme il dissenso, consapevole che gran parte del personale scolastico, così come una larga fetta della società civile, non accetterebbe passivamente un’imposizione che limita la libertà di parola e di pensiero.

Eppure la scuola, per sua natura, non può rinunciare alla dimensione critica. È luogo di formazione, di costruzione del pensiero libero, di educazione alla cittadinanza democratica. Pretendere che gli organi collegiali si occupino soltanto di orari, programmi e bilanci, senza possibilità di esprimersi su questioni così importanti che riguardano tutti, significa ridurre la scuola a un ufficio amministrativo, soffocando la sua missione più autentica.

Il tono della nota, perentorio e intimidatorio, contrasta con l’essenza stessa della democrazia scolastica. Ogni comunità scolastica, infatti, ha il diritto – e anzi il dovere – di prendere posizione di fronte a eventi che interpellano la coscienza collettiva. L’orrore di Gaza non è una questione “esterna” o “altra” rispetto alla vita scolastica, riguarda direttamente il modo in cui formiamo i cittadini consapevoli e responsabili di domani, la capacità di leggere criticamente i fenomeni globali, l’educazione al rispetto dei diritti umani.

C’è inoltre un paradosso che va sottolineato, mentre le stesse istituzioni invocano continuamente la necessità di contrastare le fake news si tenta di impedire al personale scolastico di discutere e di produrre documenti su un tema che occupa le prime pagine dei giornali e scuote le coscienze di tutto il mondo. Quale credibilità può avere un’istituzione che impedisce le voci critiche quando queste si esprimono collettivamente?

La verità è che la scuola, anche quando si muove nel solco della legalità e del rispetto istituzionale, fa paura se diventa spazio di elaborazione critica. Per questo si tenta di imbrigliarla, confinandola in un ruolo tecnico-burocratico. È per questo che la comunicazione del MIM rischia di produrre l’effetto contrario a quello desiderato. Invece di spegnere il dissenso, potrebbe accrescerlo, stimolando la comunità scolastica a moltiplicare le occasioni di confronto e le iniziative.Non si può impedire a chi educa di restare in silenzio davanti a un genocidio.

Zittire la scuola equivale a zittire la società civile, a impoverire il dibattito democratico, a rinunciare a un patrimonio di pensiero critico che costituisce il vero antidoto contro autoritarismi e derive illiberali.

Il silenzio imposto è sempre un silenzio complice. Per questo oggi più che mai è necessario che il personale scolastico, i Collegi dei Docenti, i Consigli di Istituto si assumano l’impegno di parlare, di scrivere, di manifestare. E’ l’idea di scuola e di democrazia che vogliamo difendere. La comunicazione riservata del MIM non può restare confinata nei cassetti dei Dirigenti scolastici, va resa pubblica, discussa, contestata apertamente.

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