Di Alessandro Giuliani 25/11/2025
C’è tanta scuola nello sciopero dei Cobas proclamato per venerdì 28 novembre assieme a diversi altri sindacati di base (Usb, Cub, Unicobas, Ssb e altri) anche per altri contesti lavorativi, come quello dei trasporti e della sanità. Lo si evince dalla piattaforma pubblicata dallo stesso sindacato, attraverso la quale i Cobas Scuola spiegano i motivi dello “sciopero di tutti gli ordini di Scuola”: è una protesta che va quindi oltre la Legge di Bilancio 2026 e che punta l’indice pure sulla “riforma a pezzi” del ministro Giuseppe Valditara e contro l’Autonomia differenziata.
Aumenti del 30%
“Negli ultimi 30 anni – scrivono i Cobas -, il potere d’acquisto di docenti ed ATA si è ridotto di circa il 30%, a causa di contratti scaduti, aumenti irrisori e un’inflazione galoppante. Ad aggravare la situazione, gli aumenti del contratto-miseria, appena firmato, non solo non compensano minimamente il forte calo del valore dei salari degli ultimi decenni, ma sono anche ben lontani dal coprire l’inflazione del 14,8% dell’ultimo triennio, visto che gli aumenti sono solo del 6%, con una perdita ulteriore di oltre l’8%. Questa continua perdita svaluta la funzione educativa, impoverendo le condizioni di vita di docenti e ATA”.
In pensione con assegno pari all’ultimo stipendio, no all’Espero
Secondo i Cobas Scuola, “il personale scolastico merita” un assegno della “pensione corrispondente all’ultimo stipendio”, mentre “il Fondo Espero, promosso e amministrato dai sindacati “rappresentativi” e dall’amministrazione, rappresenta un modello inaccettabile di privatizzazione strisciante della previdenza pubblica, così come è inaccettabile il meccanismo liberticida del silenzio- assenso per i neo assunti“.
“È necessario invece destinare risorse pubbliche per rafforzare il sistema previdenziale, garantendo un’uscita dal lavoro a un’età compatibile con la fatica fisica e psicologica che l’insegnamento e i compiti ausiliari comportano (lavori gravosi e usuranti)”.
Assunzioni su tutti i posti liberi con doppio canale
Il sindacato di base ricorda, poi, che nelle scuole pubbliche lavorano “più di 200.000 docenti e ATA”, i quali “vivono in una condizione di instabilità cronica, passando da un contratto all’altro, spesso lontani da casa, privi di continuità didattica e di tutele. Questa situazione non solo penalizza i lavoratori/trici, ma danneggia la qualità dell’insegnamento e la continuità educativa”. Dunque, “è necessario assumere ‘in ruolo’ su tutti i posti vacanti e disponibili in organico, procedendo a stabilizzazioni immediate tramite procedure snelle e trasparenti e ripristinando il ‘doppio canale’”.
Ruolo unico docenti dall’infanzia alle superiori
“La frammentazione della professione docente in una molteplicità di ruoli e contratti differenziati – sostengono i Cobas – ha creato disuguaglianze ingiustificate e un indebolimento complessivo della categoria. La proposta di un ruolo unico dei docenti, che comprenda l’intero arco dell’istruzione statale, dall’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado, intende riconoscere la natura unitaria della funzione docente”.
“L’insegnamento, pur con le specificità dei diversi ordini e gradi, è fondato sulla medesima finalità educativa e formativa. Il ruolo unico permetterebbe di superare disparità contrattuali e percorsi di carriera disomogenei, favorendo una retribuzione equa e commisurata alla professionalità”.
No alla “riforma a pezzi” della scuola di Valditara
Ai Cobas Scuola non piacciono i nuovi istituti “tecnici e professionali quadriennali, il Made in Italy” applicato all’Istruzione, il tutor e orientatore, i docenti incentivati e la riforma degli organi collegiali”.
“Seppur diviso in provvedimenti specifici, si tratta di un disegno complessivo che punta a completare l’aziendalizzazione della scuola tramite la differenziazione e gerarchizzazione dei docenti e la subordinazione degli organi collegiali al dirigente-manager, asservendo la scuola pubblica alle scelte imprenditoriali che privilegiano lavoratori precari, a basso costo e dequalificati”.
Classi con massimo 20 alunni, 15 in presenza di alunni con disabilità
“La qualità dell’istruzione – sostiene il sindacato – passa anche attraverso le condizioni materiali in cui si apprende e si insegna. Classi sovraffollate con oltre 25 o 30 alunni/e impediscono un lavoro didattico efficace, aumentano lo stress dei docenti, riducono l’attenzione verso i singoli e l’inclusione. Va fissato per legge un numero massimo di 20 alunni/e per classe, che scenda a 15 in presenza di alunni/e con disabilità: è un investimento per la qualità, la sicurezza, l’inclusione e per la salute psico-fisica del personale e degli studenti/tesse”.
Perchè, chiosa il sindacato, “ridurre il numero degli alunni/e significa anche creare nuovi posti di lavoro, migliorare la relazione educativa e consentire una didattica realmente individualizzata”.
No alle Indicazioni Nazionali 2025
Quello prodotto dal ministero dell’Istruzione, sostengono i Cobas nella piattaforma dello sciopero di fine novembre, è “un documento fortemente ideologico, intriso di nazionalismo e retorica, che utilizza la ‘personalizzazione’ e la ‘valorizzazione dei talenti’ come strumenti di selezione classista L’obiettivo politico è costruire nel tempo l’egemonia politico-culturale della destra”.
Inoltre, i Cobas denunciano “in particolare l’ossessione identitaria e occidentalista, evidente soprattutto nell’impostazione dell’insegnamento della storia, e la deriva autoritaria che attraversa l’intero impianto, in contrasto con l’idea di una scuola attiva, democratica, pluralista e aperta. In tale direzione è’ un segnale grave che il MIM abbia recentemente censurato un corso di formazione sull’educazione alla pace”, sottolineano i Cobas Scuola.
No all’Autonomia differenziata
La Legge sull’Autonomia differenziata, voluta a tutti i costi dalla Lega, secondo il sindacato di base “non garantisce i servizi essenziali e i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale, frammenta scuola e sanità creando disuguaglianze nell’offerta formativa, nei diritti sociali, in particolare nei diritti all’istruzione e alla salute della popolazione.
I Cobas Scuola hanno confermato che venerdì 28 novembre si svolgeranno anche una serie di manifestazioni territoriali, in particolare a Roma, dove il corteo si sposterà da Piazza Indipendenza, da dove partirà alle ore 9.30, verso piazza Barberini, passando accanto a ministeri e luoghi istituzionali di rilievo.

