sabato, Giugno 21, 2025

Il MIM ha pubblicato la nuova bozza rivista delle Indicazioni Nazionali 2025.Una prima lettura critica dei COBAS SCUOLA (1)

La bozza revisionata delle Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, pubblicata l’11 giugno 2025 dal MIM e inviata al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, nonostante il tentativo di ammorbidire diversi degli elementi più contestati presenti nella prima versione, ha mantenuto lo stesso impianto ideologico. Per la Storia, a nulla sono servite le autorevoli analisi degli esperti del settore, che ne avevano denunciato l’impianto italocentrico e occidentalista, con forti criticità nelle procedure costitutive dello statuto epistemico della storiografia e nei principi di una didattica storica innovativa.

In Perché si studia la storia viene riaffermato il primato dell’Occidente, rappresentato come l’unica cultura che concepisce la storia come espressione dello spirito umano evolutivo, attribuendo alla Storia un ruolo dominante e una valenza politica nella formazione di una coscienza collettiva nazionale. Si ribadisce che ciò che nasce in Occidente si afferma solo poi nel resto del mondo. La cultura occidentale viene presentata come “intellettualmente padrona del mondo”, una superiorità che legittima asimmetrie di potere (colonialismo, razzismo culturale, imperialismo epistemico) e svaluta altre forme di sapere storico. Viene così sovvertito il senso che la scuola ha finora attribuito all’insegnamento della storia: lo spazio privilegiato per indagare passato e presente, avvicinare alunne/i a una visione plurale dell’umanità, fornire strumenti per confrontare e interpretare diverse realtà nel tempo e nello spazio, farne emergere somiglianze e differenze e sviluppare una riflessione critica sulla propria visione del mondo, utile anche a prevenire forme di razzismo e di pregiudizi etnici.

Le competenze attese, al termine della Quinta di scuola primaria, sono sostanzialmente “conoscere e saper sintetizzare ed esporre” ma, sulla base della definizione data dall’EQF 2006, tali obiettivi non possono essere considerati tali (sigh!). Scompaiono l’organizzazione delle informazioni, l’individuazione di contemporaneità e delle relazioni tra gruppi umani, l’apertura alla storia contemporanea previste dalle Indicazioni del 2012. Gli obiettivi specifici di apprendimento, mal formulati, si conformano all’insegnamento fondato sulla triade “spiegazione dell’insegnante – studio individuale a casa – interrogazione di verifica”. Pagina dopo pagina, si studieranno le vicende storiche ridotte a una semplice e rassicurante storiella. Per esempio, l’obiettivo “Illustrare il valore dei documenti storici proposti dall’insegnante” assegna all’alunna/o un ruolo passivo, limitato alla spiegazione di materiali scelti dall’insegnante, escludendo autonomia, pensiero critico o costruzione attiva della conoscenza. La fonte storica è oggetto di contemplazione, non di indagine, è l’insegnante che seleziona i documenti e ne attribuisce un significato. Difatti, la Commissione sostiene che l’analisi critica delle fonti è un obiettivo irrealistico per ragazzi e bambini i quali possono approcciarsi alla storia solo nella dimensione narrativa. Chi ha lavorato sull’uso attivo di fonti diverse, facendole ricercare e utilizzare per ricostruire fenomeni storici, ha constatato sia la passione sviluppatasi verso la storia, sia l’acquisizione di una conoscenza realmente integrata in modo consapevole. Ma bambine/i e ragazze/i tornano a essere concepiti come contenitori vuoti che l’insegnante dovrà riempire per plasmarli fin da subito a sviluppare una rappresentazione del passato basata su valori nazionalistici. Basta leggere l’elenco delle conoscenze per le classi prima e seconda della Primaria: il racconto della nascita dell’Italia, Mameli e l’inno nazionale, poesie, canti e racconti del Risorgimento (Piccola vedetta lombarda, i martiri del Belfiore, le 5 Giornate di Milano, Anita Garibaldi, Salvo d’Acquisto, altri protagonisti di eroismo e di virtù civili nella Resistenza). Tali conoscenze, oltre a mirare alla costruzione di identità culturali nazionali con una presunta funzione integrativa (o di assimilazione?) per gli alunni con background migratorio, risultano inadeguate rispetto all’età degli alunni. Si tratta di contenuti che implicano concetti astratti, inadeguati alla comprensione nella fascia d’età cui sono destinati. D’altro canto, la Commissione che si è occupata della storia è composta esclusivamente da professori ordinari, da un ricercatore di Storia Contemporanea e da una docente di Istituto di Istruzione Superiore: esperti autorevoli, ma che sembrano non avere alcuna conoscenza della fase cognitiva in cui si trovano bambine/i di 6-7 anni. 

La scelta di figure eroiche, la narrazione semplificata e la mitizzazione mirano a soffocare il pensiero critico e forse la Commissione ha deciso di iniziare a farlo il prima possibile. E visto il ripristino della calligrafia, dobbiamo forse aspettarci anche il ritorno degli abbecedari d’altri tempi tra i libri di testo? Magari con l’immagine della bandiera italiana alla lettera “B” e la scritta “bacio e difendo la mia bandiera”, proprio come accadeva durante il fascismo.

I COBAS sostengono che nel prossimo anno scolastico i Collegi dei Docenti dovranno definire un Curricolo di Istituto che tuteli i principi della pedagogia attiva, centrata sul discente e orientata allo sviluppo di una didattica democratica e che sarà fondamentale optare per l’adozione alternativa ai libri di testo che con ogni probabilità si uniformeranno alle nuove Indicazioni.

Bruna Sferra Esecutivo COBAS Scuola di Roma e Provincia

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