Sono un’insegnante precaria, e da 3 anni lavoro come insegnante di sostegno. Vorrei dire che lo faccio per scelta, perché così è per me, ma in più ho avuto anche una discreta dose di fortuna, considerato lo scellerato funzionamento del sistema di reclutamento. Difatti, attualmente ci è consentito di effettuare solamente scelte parziali, o dei desiderata. Sarà poi un algoritmo ad assegnare l’incarico, che ci viene notificato tramite mail pochi giorni prima di prendere servizio (a volte, solo poche ore). Vorrei tanto poter tornare a settembre nella scuola dove ho avuto il privilegio di insegnare e imparare quest’anno, per le mie classi, le mie studentesse e i miei studenti, per le colleghe/i che mi hanno dato fiducia eleggendomi RSU. E proprio perché vorrei tornare ma non ho alcuna certezza di ciò, in moltissime/i, mi hanno chiesto come mai non mi affidassi al
DM 32, conosciuto come “Conferma dell’insegnante di sostegno da parte delle famiglie”: e mi sono arrivate tante richieste di delucidazioni da parte di persone che volevano capirci qualcosa. A tutte/i ho risposto con lo stesso incipit “Non lo farò, e ti spiego perché…”.
Le tante colleghe/i che chiedono lumi, lo fanno perché non vi è alcuna chiarezza nella descrizione del percorso, e poi, soprattutto, perché intravedono in questo provvedimento la possibilità di dare continuità a un progetto, sia nei confronti dell’alunna/o che del proprio percorso lavorativo, e di lasciarsi alle spalle anni di precarietà e di progetti da ricominciare ogni 1 settembre. Ma non è così perché il DM 32 è solo fumo negli occhi, l’ennesimo tentativo di attentare alla nostra libertà di insegnamento, di screditarci, di perseguire uno svuotamento, formale e sostanziale, del nostro già intaccato potere decisionale.
Voglio dire alle colleghe/i, che come me vorrebbero lavorare in continuità, che, col DM 32, non vi è alcuna certezza di ottenere una qualche conferma, perché il primo setaccio resta quello delle GPS. Non si “saltano” posizioni, e, d’altronde, non sarebbe neppure legittimo; non si scavalcano persone con punteggi superiori al proprio ma, semplicemente, si ha la garanzia della continuità sullo stesso caso, qualora si dovesse riuscire a tornare nella stessa scuola. Un esercizio di tautologia ridicolo da parte del Governo che cerca consenso tra le/i docenti, attraverso operazioni farraginose e dal forte tanfo populista.
Per non parlare della sospensione che si sarà costrette a vivere nel periodo tra il “Bollettino 0” e il “Bollettino 1” delle nomine, visto che, in caso di nomina su spezzone, e in assenza di ore sulla scuola della conferma, si dovrà aspettare lo scorrimentodel “Bollettino 1” per ottenere il completamento. Non vi è dunque alcuna forma di stabilizzazione, e anzi, esiste il rischio che, in assenza di informazioni precise, si faccia più
confusione del solito nelle procedure.
Continuano ad umiliarci con le convocazioni al buio, effettuate da un algoritmo che compie ogni anno caterve di errori; non esiste alcun progetto serio e credibile di stabilizzazione del personale precario; in quanto personale formato, spesso qualificato e con anni di esperienza, a noi viene costantemente negato il diritto a poter richiedere, e ottenere, la continuità. Ma questo diritto possono invece esercitarlo, seppur in modo fittizio e parziale, famiglie e dirigenti scolastici, acquisendo un potere che somiglia a quello del caporalato d’altri tempi. Il DM 32 è, lo ripeto, solo fumo negli occhi di insegnanti che, esasperate/i da anni di precarietà, si appoggerebbero a qualunque zattera per scappare da un’instabilità che pervade strutturalmente le proprie vite.
È chiaro che il governo vuole utilizzare il DM 32 in modo strumentale e propagandistico, al fine di accreditarsi agli occhi del mondo della scuola, fingendo di aver fatto un gran regalo ai precari e alle famiglie. Ma non è affatto così: si tratta di un futile e dannoso contentino, dal momento che, la prima e l’ultima parola, spettano sempre alle GPS e al loro timoniere algebrico, l’algoritmo. E dietro il fumo con cui sta tentando di offuscarci la vista, il MIM prepara una polpetta avvelenata, che porterà a settembre fiumi di malcontento e di disagi nelle nomine, alimentando quella che è, troppo spesso, una vera guerra tra poveri nella scuola. Una guerra che non vogliamo combattere. Quello che vogliamo sono percorsi di formazione chiari. Vogliamo stabilizzazioni reali e non miraggi. Vogliamo la dignità che ci spetta e non continue prese in giro. E, soprattutto, vogliamo una
scuola che faccia davvero inclusione rispettosa delle differenze, e non che la agiti come specchietto per le allodole, speculando sul dolore, la disperazione e la paura tanto delle/gli insegnanti quanto delle famiglie.
Last but not least, il DM 32 costituisce un precedente pericolosissimo anche sul piano giuridico perché offusca il piano della trasparenza, che dovrebbe essere un caposaldo della PA, e introduce una modalità fortemente privatistica nel reclutamento e nella relazione scuola-famiglia. Perché resta sempre una relazione tra la scuola e la famiglia, tra la/il docente e l’intera classe e non tra la/il singola/o docente e l’allieva/o. Come ribadito in decine di documenti, la/il docente di sostegno è docente dell’intera classe, componente a pieno titolo del Cdc ed elemento importantissimo di quella che dovrebbe essere una reale comunità educante. Perché il nostro lavoro è, e deve continuare a essere, un fatto sociale, non un fatto privato.
Anna Belligero Esecutivo nazionale COBAS Scuola