La guerra alle bambine e ai bambini
L’onda nera sta travolgendo a ritmo serrato la vita del nostro Paese, dal mondo della scuola a quello del lavoro, dalla Costituzione al 25 aprile, dalla vita degli individui a quella delle loro famiglie. Giorno dopo giorno quasi nulla viene più risparmiato e non ci stupiscono quasi più le politiche di un governo che ha saputo coniugare l’eredità fascista con le più classiche politiche neoliberiste. Tuttavia vi sono temi che stanno particolarmente a cuore a questa destra di governo, dei veri e propri chiodi fissi del suo linguaggio pubblico e della sua azione politica. Mi riferisco in particolare a concetti fortemente identitari come la patria-nazione, la famiglia tradizionale, il rigido ed esclusivo binarismo uomo-donna. Concetti ribaditi soprattutto per escludere, per tracciare un solco e per chiarire chi sta dentro e chi deve star fuori, per alzare muri e impedire a certe categorie di persone di far parte della “stirpe italica” o perfino di “sostituirla”, salvo abbassarli quel tanto per lasciar entrare ad esempio merce lavoro sottopagata, ridotta spesso a nuove forme di schiavitù.
Sul fronte della crociata clericofascista anti-LGBTQ+, la destra foraggia in abbondanza il proprio blocco sociale di riferimento e confida, attaccando i diritti acquisiti o impedendo il riconoscimento di nuovi, di allargare la platea del proprio consenso. Esempio emblematico e ripugnante è stato l’attacco alle famiglie omogenitoriali, composte cioè da due madri o da due padri e da figlie/i avuti con la procreazione medicalmente assistita, nel caso di due madri, o con la gestazione per altri, nel caso di due padri. La crociata anti-LGBTQ+ ha ripreso slancio con la circolare n. 3/2023, emanata il 19/01/2023 dal Ministero presieduto da Piantedosi, circolare secondo la quale, alla luce della sentenza della Corte di Cassazione n. 38162 del 30/12/2022, trascrivere i certificati di nascita con l’indicazione dei due papà è azione contraria all’ordine pubblico italiano. Il Prefetto di Milano ha voluto strafare e ha deciso che nemmeno l’atto di nascita di bambine/i nate/i in Italia da due madri può essere trascritto. Il tema è ancora oggetto di un dibattito giurisprudenziale a cui si aggiunge il recente emendamento del Parlamento Europeo alla Risoluzione sulla “Situazione dello Stato di diritto nell’Unione Europea” con cui l’Unione Europea “condanna le istruzioni impartite dal governo italiano al comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali; ritiene che questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli; ritiene che tale azione costituisca una violazione diretta dei diritti dei minori, quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989; esprime preoccupazione per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità LGBTQI + in Italia; invita il governo italiano a revocare immediatamente la sua decisione.” In questo caso il Governo, anche attraverso la longa manus dei prefetti, pur di attaccare la comunità LGBTQ+, non ha esitato a colpire i diritti fondamentali dei minori interessati, bambini e bambine che già vivono Italia con le loro famiglie, frequentano la scuola, usufruiscono del sistema sanitario ma non possono vedere riconosciuti dallo Stato entrambi i loro genitori con tutte le garanzie che ciò comporta per la loro vita. A nulla è servito che la Corte Costituzionale con la sentenza n. 32 del 2021 avesse lanciato un chiaro monito al legislatore affinché al più presto colmasse “il denunciato vuoto di tutela, a fronte di incomprimibili diritti dei minori”.
Come esitare a definire fasciste queste pratiche politiche che impediscono a una minoranza di bambine e bambini il diritto fondamentale ad avere al loro fianco entrambi i genitori giuridicamente riconosciuti dallo Stato, così come sono genitori dal punto di vista affettivo ed educativo? Chi lavora a scuola sa bene quanto possa incidere nella vita scolastica di un’alunna o di un alunno lo stigma che subiscono i suoi genitori. E purtroppo sono ancora molti i pregiudizi rispetto all’omogenitorialità, che invece di essere scardinati, vengono fomentati, perché delegittimando le famiglie e le/i loro figlie/i è più facile rappresentare il nemico che assedia la famiglia “naturale”.
Ancora oggi i minori, che nascono e crescono nelle famiglie arcobaleno, sono le vittime di una politica reazionaria che impone un modello familiare cristallizzato in un sistema patriarcale ed eteronormativo. La scuola può fare molto, può agire come spazio e motore di cambiamento, confrontandosi con queste realtà famigliari che esistono e che partecipano a pieno titolo al dialogo educativo. Tuttavia finché una politica cinica e aggressiva alzerà il fuoco verso chi appartiene a una minoranza e necessita di maggior tutela in quanto minore, nessuna pratica educativa potrà colmare l’assenza dello Stato di diritto.
Davide Zotti