La toppa degli emendamenti al Ddl “cattiva scuola” è peggio del buco

Il 12 maggio scioperiamo contro i quiz alle Superiori e per eliminarli anche dall’esame di Terza Media.

Manifestazioni locali insieme agli studenti, a Roma alle 10 al MIUR.

No al preside-padrone, Ritiro del Ddl, Eliminazione dei quiz Invalsi, Assunzione stabile dei precari.

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Se si effettuasse un referendum nelle scuole, la cancellazione totale del Ddl della cattiva scuola renziana, la contemporanea emanazione di un decreto per l’assunzione stabile dei precari e l’eliminazione degli insulsi quiz Invalsi stravincerebbero. Lo hanno ampiamente dimostrato la giornata memorabile del 5, con la stragrande maggioranza delle scuole chiuse, e la partecipazione allo sciopero del 6 nelle Elementari e al boicottaggio dei quiz del 7, quando in tantissimi istituti docenti ed Ata hanno bloccato la distruttiva procedura quizzarola, aiutati da una marea di genitori che si sono rifiutati di sottoporre i propri figli a indovinelli risibili e deleteri per una seria didattica.
Ma il governo sta cercando di bypassare questa lampante realtà, affermando scioccamente l’ovvietà che “la scuola non è dei sindacati” (Boschi) oppure contrapponendo i docenti e gli Ata, dipinti come “corporativi” e “conservatori”, agli studenti e alle famiglie (Renzi). In realtà la nostra opposizione è fatta per conto della scuola Bene comune, degli studenti e dei cittadini tutti/e, oltre che dei lavoratori/trici, ed è contro l’immiserimento materiale e culturale provocato dall’insulsa scuola-quiz aziendalistica.
Ciò malgrado, il governo procede incurante, sordo ad ogni segnale venuto anche dagli incontri di sindacati, associazioni e studenti con la direzione PD (un confronto “per interposta persona” con un governo pressoché monocolore) ed ha presentato due emendamenti sul ruolo dei presidi-padroni che appaiono una toppa peggiore del buco. Con il primo, si cerca solo di rendere complici i Collegi docenti delle decisioni del preside, perché si dà loro la possibilità di discutere le “direttive” del preside ma non di fuoriuscire da esse, senza alcun potere di bocciarle; con il secondo, addirittura si dà facoltà a rappresentanti di genitori e studenti di valutare, insieme al preside e a due docenti, quali insegnanti (in misura del 5%) della scuola premiare con una somma annua. Come possano gli studenti di una classe e/o i loro genitori valutare i docenti di tutto l’istituto è mistero supremo, e un rapporto distruttivo si creerebbe tra un docente e un suo studente (o genitore di) se da questi dovesse dipendere una parte significativa dello stipendio.
Dunque, a tale sordità e arroganza deve corrispondere una protesta ancor più incisiva e rumorosa, a partire da domani, quando, scioperando, bloccheremo i quiz Invalsi alle Superiori e ne chiederemo l’eliminazione dall’esame di Terza media, manifestando insieme agli studenti nelle principali città. In particolare a Roma saremo di nuovo al MIUR dalle 10. Dopodiché, è evidente che lo sciopero degli scrutini dovrebbe essere il successivo e cruciale appuntamento di lotta. Esso richiede la disdetta formale e sostanziale, da parte dei confederali, Snals e Gilda, della limitazione al diritto di sciopero durante gli scrutini (non più di due giorni consecutivi e in classi non “terminali”), erroneamente accettata a suo tempo. Solo un atto generalizzato e solenne di disobbedienza a regole-capestro, da parte innanzitutto dei sindacati con il maggior numero di iscritti/e, creerebbe le condizioni per qualcosa di davvero memorabile e per una partecipazione analoga a quella del 5 maggio. E in tal caso potremmo vanificare e scavalcare qualsiasi ipotetica “precettazione”.

Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
11 maggio 2015