RIPENSARE IL CARCERE: ISTRUZIONE, CULTURA, TECNOLOGIE VIDEOCONFERENZA 9-10 luglio 2020

DAGLI APPUNTI PER UN DIALOGO: UNA DISCUSSIONE REALMENTE COSTRUTTIVA- LA V GIORNATA DEL MONDO CHE NON C’E’ presenta indicazioni e possibili soluzioni ai problemi relativi alla ripresa delle attività trattamentali in carcere. Alla due giorni su istruzione, carcere, cultura e tecnologie organizzato dal CESP-Rete delle scuole ristrette, c'erano veramente tutti: una nutrita rappresentanza interistituzionale e una bella presenza della rete delle scuole e degli studenti “ristretti”.

La Videoconferenza ha avuto il supporto del PRAP Lazio-Abruzzo-Molise ed ha potuto contare su una cabina di regia formata dall’IIS “ J. Von Neumann” (che ha fornito la piattaforma per il delicato collegamento), dalla Casa Circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso-Roma (che ha messo a disposizione tecnici e strumentazione) e dal CESP. Le due giornate hanno segnato, simbolicamente, il rientro della scuola in carcere, con un certo numero di docenti, studenti, educatori, volontari, direttori collegati insieme, nelle sale messe a disposizione dalle direzioni negli istituti penitenziari,  dalle quali gli studenti ristretti sono potuti intervenire in diretta. 

Nella prima giornata, dopo la proiezione di un estratto del docu-film Lo cunto dei ristretti realizzato dalla rete delle scuole ristrette con i fondi MIUR-MIBACT del progetto Monitor 440- sezione Visioni Fuori-Luogo, si è svolto l’interessantissimo dialogo del Tavolo interistituzionale di confronto tra i Sottosegretari all’Istruzione, alla Giustizia, ai Beni culturali, il DAP- Ufficio Trattamento e detenuti, i Provveditorati dell'Amministrazione penitenziaria delle regioni coinvolte, il Garante Nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà personale, la Conferenza Nazionale dei Poli Universitari in carcere, la Magistratura di sorveglianza, gli Uffici scolastici regionali, una rappresentanza dei Direttori degli istituti penitenziari coinvolti e dei Dirigenti scolastici più vicini alla rete, dei Docenti universitari e professionisti che hanno seguito e partecipano ai progetti,  dei Docenti, degli Educatori e degli studenti della rete stessa.

             Il giorno successivo la videoconferenza ha continuato alla presenza di personalità del mondo della politica e della cultura, che si sono alternati negli interventi insieme ai vertici del Salone Internazionale del Libro di Torino e agli autori che hanno partecipato e hanno fatto entrare uno dei progetti più antichi del Salone, Adotta uno scrittore, in carcere; è stato proiettata una sintesi di quanto realizzato dalla compagnia #SIneNOmine nell'ambito degli ultimi 8 Festival dei Due Mondi di Spoleto e i lavori della rete delle scuole ristrette e del Cesp, mostre, spettacoli, seminari e convegni per "con lo sguardo di dentro Matera 2019 capitale della cultura, diritto di accesso dei detenuti alla vita culturale della comunità" che ha caratterizzato le attività della rete e del Centro studi nel 2019. 

Le due giornate non sono state  una vetrina (nessuno degli interlocutori ne aveva voglia) e  si sono snodate tra l'analisi degli elementi problematici per la ripresa delle attività trattamentali in carcere (istruzione, cultura, volontariato) e quella del ruolo delle nuove tecnologie all’interno dell’esecuzione penale, alla luce dei profondi cambiamenti intervenuti in questi mesi in conseguenza all'emergenza sanitaria del coronavirus e della interruzione delle attività legate al trattamento.

               Sono stati proiettati anche i risultati della Rilevazione dati sulla Didattica a Distanza nelle istituzioni penitenziarie, svolta dalla rete delle scuole ristrette, con lo sguardo dei docenti che hanno in prima persona svolto la DaD (sincrona o asincrona). Il Monitoraggio ha messo in evidenza le criticità della DaD sincrona in carcere, dove le ore di lezione svolte, nel campione di istituti penitenziari e scolastici rappresentati,  sono state pari al 4% del dovuto (secondo il dato CESP, su 38.520 ore dovute ne sono state erogate 1.410).  Di questo 4% , il 3,16% è stato erogato nelle classi finali e lo 0,76% nelle altre classi. 

               Per questo i tre Ministeri coinvolti (Istruzione, Giustizia, Beni Culturali), così come i politici presenti, hanno dichiarato che si sarebbero fatti parte attiva per la risoluzione delle problematiche emerse, anche attraverso la sottoscrizione di un protocollo a tre, al quale far seguire, la contemporanea costituzione di un Osservatorio per monitorare l’applicazione degli eventuali Protoccolli e Accordi posti in essere.

In merito poi ai molti ostacoli che iniziano a delinearsi per l’apertura in sicurezza dei percorsi scolastici in carcere, così come delle attività di volontariato, c'è stata una sostanziale convergenza sulle proposte portate al Tavolo dalla rete delle scuole ristrette:

1)        Urgente necessità di entrare nel merito dell'utilizzazione degli spazi in carcere e del potenziamento delle tecnologie. Il “Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l'anno scolastico 2020/2021”, emanato il 26 giugno scorso, dedica tre righe anche all’istruzione in carcere:  Sezioni carcerarie. Le attività delle Sezioni carcerarie devono essere organizzate previo confronto e coordinamento tra il Dirigente scolastico, il Coordinatore didattico e il Direttore della struttura carceraria per il rispetto dei previsti protocolli di sicurezza. Proprio a partire da queste righe sarebbe utile disegnare delle specifiche linee di intervento (così come il protocollo a tre) per favorire, proprio come disposto dal Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, con riferimento alle scuole “libere”: la messa a disposizione di strutture e spazi (giardini, teatri, biblioteche, archivi……) al fine di svolgere attività complementari volte a finalità educative. Ovviamente bisogna chiarire che questo non significa privare quegli spazi della loro connotazione originaria, ma utilizzarli per integrare le attività da svolgere con la popolazione detenuta iscritta ai percorsi di istruzione;

2)        Avvio della costituzione di Sezioni “molto speciali”, così come definito dal Progetto Esemplare del Corso carcerario di Liceo Artistico “Soleri-Bertoni” a.s. 2016-17 e fatto proprio dalla rete. Tale progetto prevede la creazione nel “carcere vero” di sezioni dedicate - abitate e restaurate dagli studenti - con spazi comuni destinati alle attività culturali (sale lettura per lo studio individuale silenzioso, salette per l’uso del pc e per l’educazione al cinema di qualità, salette per esercitazioni o lavori di gruppo, biblioteche). La recente emergenza sanitaria, con la chiusura della scuola, ha evidenziato infatti enormi difficoltà di interazione tra docenti e studenti e tra gli stessi compagni di una medesima classe: la creazione di sezioni scolastiche dedicate è perciò oggi più che mai necessaria per rendere realmente efficace (o almeno possibile, se si ripresentassero le criticità appena vissute) l'attività della scuola in carcere. La creazione di microcosmi carcerari esemplari, all’interno dei quali lo studente-detenuto diviene titolare e propulsore di un modello di cittadinanza attiva, ha lo scopo di fungere da "esempio" di fronte alla restante popolazione detenuta, coinvolgendo in tali dinamiche anche gli operatori penitenziari; le attività educative della scuola verrebbero ripensate e ridisegnate in una logica “olistica” e non sarebbero più separate dal resto del contesto carcerario, come avviene oggi nelle aule scolastiche. Questo offrirebbe agli studenti detenuti l’opportunità di coltivare e di arricchire in gruppo, nel loro ambiente quotidiano di vita, gli interessi culturali e le competenze relazionali e civiche necessarie per un percorso di crescita etica ed intellettuale e si diffonderebbe progressivamente come "modello" all'interno del sistema-carcere in modo da contrastarne dall’ interno la povertà culturale e gli stereotipi sociali degli ambienti di provenienza;

3)     Attivazione degli interventi finalizzati al “recupero” degli alunni anche dopo il fine pena.Attraverso i Laboratori articolati di Formazione sulle Arti e Mestieri del Teatro e delle Arti culinarie, della somministrazione e dell’accoglienza ( in linea con il percorso sviluppato dalla rete delle scuole ristrette in questi anni per la formazione congiunta di tutti gli operatori presenti in carcere, per il potenziamento di Laboratori e Biblioteche finalizzati all’accompagnamento degli studenti ristretti dopo il fine pena): a) Il teatro oltre il carcere: Arti e mestieri teatrali. Nell’esperienza laboratoriale della rete delle scuole ristrette, il teatro ha dimostrato di essere un importante elemento nel contribuire alla realizzazione della personalità del detenuto e alla sua risocializzazione. L’esperienza non ha prodotto solo azione scenica e formato attori, ma ha dimostrato che il teatro è una vera e propria scuola di Arti e mestieri, dove si formano, sul campo, non solo attori, ma tecnici qualificati: tecnici delle luci e del suono, costumisti, scenografi. Un’esperienza effettivamente professionalizzante e spendibile all’esterno, all’esito del percorso della pena. Assieme alle Compagnie teatrali con le quali abbiamo lavorato in questi anni  si è progettato di rendere qualificante l’attività teatrale svolta all’interno dei penitenziari, cercando di assicurare sull’intero territorio nazionale le medesime opportunità occupazionali per la popolazione ristretta o in esecuzione penale esterna, attraverso modelli organizzativi adeguati ad assicurare il perseguimento di tali obiettivi; b) Cibo e cultura. Un progetto attraverso il quale condividere storie e tradizioni del patrimonio alimentare del mondo intero, definendo un ambito di inclusione nel rispetto delle differenze, per migliorare la vita e i rapporti interumani e ricostruire un modello economico. Un progetto partecipato tra scuola-comunità carceraria-terzo settore (modulato sul progetto di slow food in carcere, per contrastare attivamente la recidiva), fornendo strumenti per apprendere un mestiere qualificato che permetta ai detenuti, una volta fuori dal carcere, di entrare nel mondo del lavoro.  Un’idea imprenditoriale per rendere possibile un futuro di speranza.

Anna Grazia Stammati

(Presidente CESP)

Roma, 11 luglio 2020