Vittoria a Seattle dove gli insegnanti vincono la battaglia per il boicottaggio del test standardizzato.

Il prossimo anno il controverso test non sarà somministrato nelle scuole superiori, ma gli insegnanti hanno giurato di continuare la protesta finché il test non sarà rimosso da tutti i livelli scolastici.

Gli insegnanti di Seattle, che all’inizio del corrente anno scolastico hanno preso una forte e pubblica posizione rifiutandosi di somministrare un test standardizzato e obbligatorio ma “lacunoso”, stanno celebrando una vittoria dopo che il distretto scolastico ha annunciato che il prossimo anno il test MAP (Misure di Progresso Accademico) non sarà somministrato agli studenti della scuola secondaria superiore.

“Alla fine le voci degli educatori sono state ascoltate” racconta l’insegnante Jasse Hagopian, che insegna storia al Liceo Garfield di Seattle dove il movimento è iniziato. “Questo è un grande momento per il movimento per la valutazione della qualità accademica”.

“Gli insegnanti della Garfield sono sopraffatti dalla gioia e penso che questa sia una vittoria reale del movimento che è partito dagli insegnanti della Garfield, ma che è stato presto abbracciato dai genitori e dagli studenti della nostra scuola, e poi dal resto della città per poi diffondersi nel resto del paese”.

La decisione del distretto scolastico è stata annunciata da una lettera inviata lo scorso lunedì alle amministrazioni scolastiche della città a seguito delle raccomandazioni di un gruppo di revisione che ha rivisto la politica dei test e ha deciso che “non è efficace per gli studenti della scuola superiore”.

L’affiliato KUOW della locale NPR dichiara:

“Il distretto richiede che gli studenti delle Scuole Pubbliche di Seattle facciano il test MAP in lettura e in matematica due o tre volte l’anno, dall’asilo fino al nono grado e oltre, per misurare il progresso degli studenti durante l’anno.

A gennaio gli insegnanti della Grafild hanno annunciato che avrebbero boicottato il test MAP in tutta la scuola definendolo uno spreco di denaro e di tempo, uno strumento che non fornisce dati utile agli insegnanti.

Piccoli gruppi d’insegnanti di altre scuole di Seattle si sono uniti alla lotta, così come molti studenti e genitori. La protesta ha ricevuto appoggio e attenzione internazionale”.

 

La decisione del distretto è stata molto gradita, ma Hagopian ha riferito ai reporter locali che “la battaglia è lontana dall’essere finita.”

Benché il test sarà ora facoltativo per le scuole superiori, agli studenti che vanno dall’asilo fino al nono anno sarà ancora richiesto di fare il test almeno due volte l’anno nonostante vi siano forti opinioni contrarie sull’efficacia dei test, visti anzi come spreco di risorse, tempo scuola e reale apprendimento.

Il Seattle Times riporta che:

“Gli insegnanti in lotta, che si contano ormai a centinaia in sei diverse scuole, sostengono che i test MAP hanno poco valore per loro o i loro studenti, monopolizzano le biblioteche scolastiche e i laboratori di computer per settimane, ma che non si avvicinano neanche lontanamente a ciò che in teoria dovrebbero insegnare. La maggioranza sottolinea di non essere contro i test in generale, ma di essere contro i MAP.

Genitori e studenti si sono uniti alla lotta e 600 studenti non hanno sostenuto il MAP perché loro stessi o i genitori hanno chiesto l’esonero giustificato. I test primaverili sono ancora in corso.

Nonostante la protesta alcune scuole stanno comunque somministrando il test usando amministratori, genitori o altre figure per vigilare sulle prove.

Gli studenti di Seattle dall’asilo fino al nono anno hanno fatto il test MAP di lettura e di matematica per  due o tre volte all’anno per quattro o cinque anni a seconda delle scuole.”

 

Ciò significa anche, ovviamente, acquistare gli esami da società di test, cosa che Hagopian e altri insegnanti vedono come ulteriore motivo per abbandonare un modo estremamente costoso di valutazione che gli educatori vedono sempre più come denaro mal speso.

Hagopian, rivolgendosi al KUOW dichiara che “comprare i test anche quest’anno significherebbe togliere denaro ad altri tipi di interventi che veramente migliorerebbero l’apprendimento degli studenti come: tutors, classi meno numerose e insegnanti di lettura.”